Mediazione familiare: trovare le parole giuste
Intervista a Stefania Sordelli, sociologa e mediatrice familiare che collabora ai gruppi di parola e accompagnamento del Centro per le Famiglie dell'Unione.
Quali sono le cause principali dei conflitti in ambito familiare? Ha notato un cambiamento nel tempo?
"Innanzitutto dobbiamo inserire questa domanda in un contesto psico sociale in cui dal dopoguerra ad oggi, sia in ambito privato che pubblico abbiamo 'scansato' l‘idea di conflitto come dannosa, destabilizzante e pericolosa creando una 'bolla' irrealistica proiettata verso un futuro di “pace eterna”. Gli effetti di questa idea hanno congelato l’esperienza umana del confronto - scontro, necessaria per la ridefinizione di nuove visioni e opportunità, generando immobilismo e paura dell’altro ma, paradossalmente, rendendo i conflitti sempre più deflagranti e violenti. Le nostre valigie esperienziali scarseggiano di attrezzi utili per gestire in modo graduato il loro potenziale esplosivo, valorizzandone gli aspetti cre–ATTIVI di crescita sociale e individuale. Il mediatore familiare è in fondo un traghettatore di confine, capace di accompagnare gli individui, nel nostro caso le coppie genitoriali confliggenti, da un territorio di vita all’altro.
Siamo di fronte ad una società sempre più caratterizzata dalla solitudine, dalla mancanza di senso della reciprocità e da forme narcisistiche preoccupanti dove l’altro da me è sempre più un oggetto parte di un ingranaggio e non una persona. Tornando in modo più specifico alle esperienze del nostro quotidiano, fra le cause più frequenti dei conflitti in ambito familiare, troviamo il mancato svincolo dalle famiglie di origine, che ci fa restare perenni 'adolescenti con le rughe', la difficoltà a trovare il filo fra il sentirsi coppia con le 'farfalle nello stomaco' e genitori 'all’altezza' con il rischio di diventare genitori in burnout. Oggi i genitori sono chiamati a confrontarsi con richieste e vincoli senza avere, a volte, sufficienti risorse disponibili, di tipo parentale, economico, emotivo, di salute. Si tratta di un fenomeno abbastanza nuovo nella sua definizione ma significativo e trasversale, aggravato dall’esperienza del Covid, che spinge verso legami sempre più fragili e disimpegnati, non solo verso il partner ma a volte anche verso i figli, come 'unica' idea di salvezza".
Ci sono parole o espressioni “chiave” per moderare una situazione scomoda prima che scoppi un conflitto vero e proprio?
"Dobbiamo riappropriarci di una comunicazione 'non violenta' e non 'schermata' dai social media, perché soprattutto quest’ultima, appresa per lo più senza cognizione, ci abitua a perdere di vista l’altro, in carne e ossa, come soggetto che prova emozioni ed esprime bisogni. La vita vera non è un videogioco dove 'io vinco e tu perdi' senza mai guardarci negli occhi. Come usiamo il linguaggio può avvicinarci o allontanarci dall’altro e soprattutto le parole in se’ non bastano, perché rischiano il fraintendimento e la manipolazione. La comunicazione non violenta rispetta l’ identità della persona e non minaccia l’autostima, applica i codici della gentilezza, evita le accuse, le critiche, i giudizi, i rimproveri gratuiti, l’umiliazione, il comando al posto del confronto, la mancanza di rispetto. La comunicazione non violenta si concentra sui fatti oggettivi, aiuta ad esprimere al nostro interlocutore le emozioni che una esperienza vissuta ci ha suscitato e ad affermare i nostri bisogni e infine a fare una richiesta per soddisfarli".
Quali sono i consigli da dare alle coppie per la gestione del rapporto tra di loro e con i figli durante una separazione?
"Innanzitutto va accolto il fatto che la separazione dei genitori, per i figli, è un dispiacere e non una passeggiata. Soprattutto separarsi 'male' o anche restare insieme 'male', li fa vivere in un costante clima conflittuale, a volte violento. Ciò non solo non esclude un danno, ma lo sottolinea, mentre è possibile separarsi con rispetto aiutando i figli a gestire le loro emozioni.
Lavorando con i genitori sullo sciogliere il caos di stati d’animo che li travolge e sul fatto che si modificherà soltanto il legame di coppia e non il legame parentale, li si affiancherà nel far comprendere ai propri figli che per loro ci saranno per sempre. Mettere al centro l’amore per i propri figli aiuta a far funzionare una separazione e un divorzio. Papà e mamma vengono preparati a parlare con i figli di ciò che sta accadendo, in modo semplice e adatto alla loro età. Mai lasciarli nel dubbio, nell’incertezza, nella non verità. Vanno rassicurati, perché non è colpa loro. Strano per noi adulti pensare che i nostri figli si sentono responsabili delle 'brutte cose' che capitano ai grandi, ma funzionano così. Mai farli scegliere fra papà e mamma, mai distruggere l’altro genitore. È importante sapere 'indossare le scarpe' dei più piccoli per rientrare in noi quando perdiamo gli argini, sforzandoci di cooperare il più possibile per il bene della loro crescita. Infine, rispettiamoli nei loro tempi quando decidiamo di fare nuove famiglie con nuovi partner".
Una bussola per navigare tra i conflitti
Sulla mediazione di conflitti in famiglia il Centro per le famiglie offre spazi neutri di dialogo e presa di decisioni, gruppi di parola per bambini/e e ragazzi/e, servizi di accompagnamento per famiglie in processo di separazione, inclusa la consulenza legale, con l’obiettivo di rendere il processo equo, rispettoso e umano per tutti.
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Questo articolo è stato pubblicato ne Il Punto, lo speciale del timestrale Casalecchio Notizie, pubblicato a marzo 2025.
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